Maurizio Rossetto nasce a Treviso nel 1964. A 14 anni inizia il suo percorso lavorativo presso un’ officina fabbrile dove si occupa della lavorazione del ferro battuto. A 18 anni abbandona la lavorazione del ferro per dedicarsi alla lavorazione del legno in qualità di falegname presso un’azienda di arreda menti su misura. Da subito si innamora del legno massello e da autodidatta si cimenta nell’esecuzione di sculture usando legni pregiati, accostando anche sculture in marmo, metallo e ceramica. I sui ultimi lavori si concentrano soprattutto sulla lavorazione del marmo accostato ai metalli nobili, oro e argento, come all’acciaio.
Critica della dottoressa Samantha Cipolla:
MAURIZIO ROSSETTO- TRA INNOVAZIONE E TRADIZIONE
Maurizio Rossetto rappresenta l’ultimo anello di un filo conduttore della scultura veneta, che inizia da Arturo Martini e finisce con Simon Benetton. O meglio più che l’ultimo anello, rappresenta la sintesi che unisce il passato con il presente, la tradizione con tecniche innovative e ricerca dei materiali. E’ tutto questo Rossetto, che opera a Treviso e che ha iniziato studiano i materiali diventando da artigiano, artista. Inizia infatti per gioco, facendo l’arredatore di mestiere ma volendo approfondire il tratto delle incisioni e inserendo nei suoi mobili, materiali diversi (come i metalli preziosi con al foglia d’oro e d’argento.) inizia così dal legno, approfondendo il “Mestiere” non inteso come banale professione ma piuttosto come una vocazione tesa ad esprimere le tensioni creative attraverso lo studio delle tecniche della lavorazione del legno. Assecondando le venature, ma anche inventandosi come accostare le diverse materie. Poi così il passaggio dal legno al marmo è quasi dovuto, ma mai scontato.
Grazie a tecniche diversificate, Rossetto riesce a dominare la materia, intensifica la singolarità irripetibile dei suoi ferri, nel rimando continuo tra materia e forma. L'artista instaura con il materiale una sorta di corrispondenza formale, interpretandone la fisicità che si intensifica attraverso gli strumenti da lavoro: le frese, gli scalpelli. Dal bassorilievo, che serve per affinare la tecnica, si passa alle opere monumentali. E’ così, attraverso la compattezza della materia alternata ai vuoti e alle incisioni che si crea una relazione con l’ambiente e che crea suggestioni. Si crea un equilibrio solido fra le strutture della scultura e il vuoto che gli sta intorno e che la penetra, creando nell’insieme un elemento compatto ma vibrante.
Scultura come testimonianza parlante di un passato e di un vissuto, che può essere rievocato, ma non rivissuto: piuttosto una tensione verso l’innovazione, ripercorrendo nella memoria la strada tracciata da altri per giungere a conclusioni completamente autonome. Realizzando ogni opera, l'artista inventa di continuo nuove situazioni plastiche, nuovi equilibri, nuove vibrazioni.
Così mi piace ricordare ciò che scrisse Arturo Martini in una lettera a Francesco Messina nel 1926: “L' arte è unicamente meraviglia, sostiene in una e più avanti la mano che agisce mi disturba la creazione e penso di creare nella perfetta oscurità come un cieco... guardati da me, io sono in fondo un demonio che passeggia sulle rovine.” E come un demiurgo, Rossetto plasma la materia togliendo ogni riferimento a proporzioni e naturalità. Anche nei suoi ritratti, ma sempre nella scultura parlando, le sue donne sono emblematiche, solo con cenni antropomorfi dove la fisicità lascia il passo alla tecnica. Non c’è naturalezza ma piuttosto lirismo.
Individuare il senso di uno sviluppo progressivo nella produzione di Rossetto diviene estremamente arduo perché il possesso di un linguaggio straordinariamente ricco di potenzialità espressive consente di elaborare, senza venir meno ad una fondamentale coerenza di stile, una grande varietà di soluzioni che di volta in volta si sviluppando in base ai temi sui quali Rossetto stesso si cimenta: dai complessi monumentali ai basso rilievi.
Ama molto l’arte astratta, e quando realizza figure, queste incarnano la natura umana con i suoi sentimenti e le sue tensioni.
Talvolta, pur nella solidità della materia, esprimono grazia, leggerezza, eleganza, serenità; talvolta manifestano aggressività, violente reazioni, quasi a voler testimoniare le due facce di una stessa realtà.
Nelle sue opere s’incontrano e si scontrano gioie e dolori.
La sua arte non nasce comunque in particolari momenti di sofferenza, non rappresenta la reazione ad uno stato di disagio, ma nasce dal superamento della sofferenza, in particolari momenti di serenità.
La materia tagliata, a volte incisa, racconta sentimenti, rivela la conoscenza da parte dell’artista dell’essere umano, con i suoi pregi e difetti, con la sua ricchezza e aspirazioni.